Rapporto ICE-Prometeia: Export e investimenti in accelerazione, nei primi 9 mesi del 2017 l’export ha raggiunto 330,7 miliardi di euro


Per gli scambi mondiali di manufatti nel 2017 si stima una crescita del 4,6%. Si tratta di un’accelerazione rispetto al 2016 e di una performance migliore di quanto alcuni fattori di contesto sembravano suggerire solo un anno fa. Il commercio internazionale torna inoltre a crescere oltre la media del PIL mondiale, una soglia certo simbolica, ma utile per ricordare il contributo più che proporzionale dell’internazionalizzazione commerciale allo sviluppo globale. Le previsioni per il biennio 2018-19 confermano questo trend favorevole e mostrano un’ulteriore accelerazione degli scambi al 5,5% il prossimo anno e un assestamento al 5,3% in quello successivo.

Questi alcuni risultati emersi dalla presentazione del Rapporto ICE-Prometeia “Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori” conclusasi questa mattina a Milano alla presenza del Sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto, del Presidente dell’Agenzia ICE, Michele Scannavini, dell’Amministratore Delegato e Direttore Generale SACE, Alessandro Decio e del Partner di Prometeia, Alessandra Lanza.

Nel triennio analizzato in questo Rapporto, gli scambi mondiali di manufatti aumentano quindi oltre il 5% annuo, un risultato che pur rimanendo lontano dai picchi di maggior sviluppo della globalizzazione (8,4% tra il 1995 e il 1997, 8,6% tra il 2004 e il 2006) descrive un commercio mondiale in linea con il suo trend di lungo periodo (5,4% la variazione media negli ultimi 25 anni).

Non mancano certamente fattori di rischio al ribasso nello scenario; alcuni semplicemente confermati rispetto al passato, altri emersi recentemente soprattutto sul fronte geopolitico. Se nel corso del 2016 il risultato deludente per le importazioni mondiali era gravato da alcune situazioni critiche (negative in particolare l’America Latina, l’Asia matura, Africa e Medio Oriente), lo scenario del 2017 è più omogeneo. La ripresa degli investimenti cinesi, il ritorno alla crescita di altri importanti emergenti (Russia, Brasile, Emirati, Arabia Saudita per citare i più rilevanti per l’Italia) e il consolidamento della ripresa nelle economie mature (Stati Uniti in particolare) hanno ridotto il divario tra le regioni più e meno dinamiche (da oltre 20 punti nel 2016 a meno di 6 nel 2017). Su questo maggior equilibrio tra i mercati e su un rilancio degli emergenti si articolano le opportunità delle imprese italiane nel prossimo biennio.

Per quanto riguarda i settori industriali, l’anno in corso è stato caratterizzato da un ritorno alla crescita degli investimenti. Per la meccanica, primo settore di esportazione dell’Italia, si stima che la domanda mondiale di importazioni chiuderà il 2017 con una crescita del 4,2% ed è prevista in ulteriore accelerazione nel 2018. Nei beni di consumo, dopo un 2017 più contenuto, sia il sistema moda sia l’arredo potranno contare su tassi di crescita delle importazioni mondiali tra il 6,5 e il 7% nel prossimo biennio. Rimane strutturalmente più lenta la domanda internazionale dell’alimentare, ma in questo settore le prospettive dell’Italia passano soprattutto da un aumento della penetrazione commerciale.

In generale, le quote di mercato italiane raccontano come nel recente passato, in un contesto internazionale più minaccioso e complesso, le imprese nazionali hanno saputo generalmente difendere le posizioni competitive, se non aumentare il posizionamento in alcuni mercati chiave (Stati Uniti in particolare). La sfida è oggi passare dalla difesa all’attacco, proseguendo quindi in un percorso virtuoso anche quando gli scambi si muovono a maggior velocità e su mercati meno congeniali.
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