Macroregione, Del Sorbo: Economia terreno fertile per cooperazione


La creazione di una quinta macroregione, quella del Mediterraneo Occidentale, è ipotizzata non solo come un proseguimento di esperienze già in atto a partire dal 2009, con le creazioni della Baltica, della Danubiana, della Adriatico-Jonica e della Alpina, ma anche come uno strumento di una strategia di grande respiro. Il futuro dell’Europa delle comunità territoriali, il recupero del rapporto tra cittadini e istituzioni, si coniuga in questo caso con la ricerca di una più completa identità europea. Con la piena valorizzazione, finalmente!, dell’Europa Mediterranea attraverso un dialogo più stretto e strategie di crescita più interagenti e integrate con i Paesi della sponda Sud. Nella consapevolezza, come ricorda il Professor Piraino, che appena un terzo dei cinquecento milioni di abitanti dell’area mediterranea sono cittadini dell’Unione Europea. Da imprenditrice e rappresentante del mondo associativo, sono molto interessata a prospettive che favoriscano lo sviluppo economico e sociale attraverso nuove forme di dialogo territoriale, che facciano leva su esigenze comuni. L’ Italia piattaforma naturale del Mediterraneo ed in modo principale le regioni del Sud sono strategiche per l’economia del mare.

I campi di intervento su cui in linea prioritaria si potrebbe trovare un terreno fertile per le strategie cooperative sono stati indicati nella blue e nella green economy, nell’economia soft e slow, nella cultura e nell’istruzione, nel turismo, nell’energia, e naturalmente nella ricerca e nell’innovazione. Per la Green Economy con la normativa in vigore dell’IMO si parla di una riconversione di oltre 7000 navi tra installazione di Scrubber e Ballast Water Management System. Comprendiamo bene che dinanzi a queste enormi opportunità, il ruolo della supply chain di Big Player-attori di questo cambiamento- è veramente centrale. Ritengo che la vera sfida sarà far credere le nostre PMI, sia in termini di sinergie creando reti dia in termini di competitività attraverso processi di innovazione ed internazionalizzazione. Sono piste che stiamo cercando di percorrere con sempre maggiore determinazione anche sulla nostra scala locale campana e che, proprio per questo, per avere cioè già avviato iniziative specifiche, sappiamo bene debbano essere rilanciate su una dimensione più vasta. Ricordo, ad esempio, che proprio in Campania è stato costituito il Cluster Tecnologico Nazionale BIG – Blue Italian Growth. Per la Blue Ecomomy, in pratica, è stata costituita una piattaforma di dialogo tra sistema pubblico della ricerca e le imprese, con funzioni di coordinamento tra ricerca pubblica e ricerca privata, tra governo e politiche territoriali.

Il Cluster BIG, pur in un ambito di riferimento territoriale e istituzionale ancora delimitato, è comunque espressione del tentativo di rompere schemi, di aggregare funzioni, di promuovere uno sviluppo che parta da esigenze e potenzialità di sviluppo concrete, dalle vocazioni dei territori. Ricordo, al riguardo, che la filiera della cosiddetta “Economia del Mare” che rappresenta il 2% del PIL nazionale, è di grande interesse strategico per l’economia del Paese, ed in particolare del Mezzogiorno, generando un valore aggiunto in Italia pari a 44,4 miliardi di euro di cui 14,7 miliardi di euro originati nel Mezzogiorno (circa il 33%; dati SRM Società Studi e Ricerche del Mezzogiorno). Lo sviluppo ulteriore di questa filiera è evidentemente collegato alla capacità della Campania, del Mezzogiorno continentale e insulare, di potenziare business ma anche e soprattutto individuare temi e valori comuni con altre aree del Mediterraneo. La crisi delle regioni da una parte, e dall’altra il declino di un modello d’Europa accentratrice, normativo burocratica, vincolistica e scollegata dai territori è un dato che avvertiamo quotidianamente e che ha come contraltare il rilancio dei nazionalismi. La prospettiva di soluzioni nuove che sappiano riavvicinare la politica ai problemi della gente e alle esigenze del mondo produttivo, a partire dalle piccole e medie imprese che ne rappresentano così tanta parte in Italia e in Europa, non può che intrigarci e renderci disponibili a ogni forma di collaborazione concreta, basata su strategie, programmi e azioni.

Come Confindustria siamo convinti che la strada per lo sviluppo non possa prescindere da un modello di crescita che recuperi il valore trainante dell’impresa, al servizio di una società inclusiva, che promuova lavoro qualificato e produttivo, che riconfiguri gli iter formativi, che non trascuri impegni e responsabilità e sappia pertanto perseguire anche una graduale riduzione del debito pubblico. Ma per cogliere questi obiettivi c’è bisogno anche di modelli di governance adeguati alle esigenze della moderna competizione. In tal senso, l’idea di Macroregioni che superino i confini nazionali, che siano concepiti sulla base di funzioni e non si risolvano dunque nella sovrapposizione di nuove istituzioni, è di sicura suggestione, al di là dei risultati dei tentativi finora attuati. C’è tuttavia bisogno di farle marciare concretamente, tanto più che per la loro operatività sono comunque indispensabili percorsi e intese istituzionali. Il mondo dell’impresa è da sempre impegnato a misurarsi su obiettivi pragmatici ma – e lo abbiamo dimostrato ancora una volta con le Assise di Verona – sa anche che per creare sviluppo serve una vision, avere chiare le direttrici di marcia per quella che dovrà essere la nostra società nel prossimo futuro. Su queste basi, siamo pronti a fornire ogni possibile contributo che vada nella direzione auspicata.

Anna Del Sorbo
Nuova Vecchia